La possibilità di abbandonare il petrolio e ottenere buona parte dell’energia elettrica dal Sole c’è, quello che manca è la volontà politica a livello mondiale. Lo sostiene la rivista americana Scientific American, che ha elaborato un “grande piano solare” con cui sarebbe teoricamente possibile produrre il 69% dell’energia elettrica di un grande Paese come gli Usa soltanto utilizzando il Sole e a costi competitivi con quelli attuali.
L’energia che arriva dal Sole in 40 minuti, scrive la rivista, sarebbe sufficiente a coprire il consumo globale per un anno. Convertendo solo il 2,5% di quella che colpisce gli stati del Southwest americano si coprirebbero i consumi statunitensi del 2006.
Attualmente però dal solare gli Stati Uniti ricavano solo il 6% dell’energia. Il piano proposto da Scientific American prevede di ottenere almeno 3mila Gigawatts di energia da impianti fotovoltaici, da stoccare con la tecnica dell’aria compressa e da distribuire con un metodo totalmente nuovo di trasmissione.
L’obiettivo del 69%, che potrebbe essere addirittura maggiore se al fotovoltaico si accoppiassero le altre fonti rinnovabili, sarebbe raggiunto nel 2050 al prezzo di 400 miliardi di dollari, appena il doppio di quanto prevedeva di spendere la Casa Bianca per la guerra in Iraq.
«Queste cifre sono scientificamente valide, ma rimarranno un buon auspicio se non ci sarà la volontà politica - spiega Carlo Manna, responsabile del centro studi dell’Enea - gli Usa sono stati i primi a investire nel solare già negli anni ‘80, ma poi la politica non ha più sostenuto questa strada e adesso gli americani sono indietro anche rispetto alla Cina, oltre che a Spagna e Germania che sono ai massimi livelli. Il potenziale c’è ed è notevolissimo, ma senza investimenti questi rimangono scenari irrealizzabili, anche se la tecnologia adatta già c’è».
Il piano proposto per gli Usa permetterebbe di chiudere 600 centrali elettriche tradizionali, e di abbattere le emissioni del 62%. Un problema - quello delle vetuste centrali elettriche alimentate a carbone - che attanaglia anche il Canada, l’Ontario in particolare. «Bisogna sottolineare - dice l’esperto - che negli Usa si fanno già i conti di quanti posti di lavoro e quanta ricchezza possono derivare incentivando le energie rinnovabili»
Il “grande piano solare” proposto da Scientific American, che permetterebbe di ottenere fino al 69% dell’energia elettrica dal Sole entro il 2050, si basa su tecnologie già presenti sui mercati. Ecco come raggiungere l’obiettivo in tre mosse.
Fattori solari. Secondo le proiezioni degli esperti le celle a tellururo di cadmio, quelle meno costose fino a questo momento, raggiungeranno entro pochi anni un costo competitivo con il petrolio.
Il piano ne prevede circa 80mila metri quadrati (sedici campi da calcio) capaci di produrre 1500 Gigawatt di energia. I restanti 1500 sarebbero prodotti con il metodo del solare a concentrazione. La zona più adatta individuata negli States è l’Arizona, che come la Sicilia è poco abitata e ricca di Sole.
Caverne pressurizzate. Il problema principale per l’energia solare è come immagazzinarla per produrre elettricità quando non c’è il Sole. La soluzione proposta è utilizzarla per comprimere l’aria all’interno di cavità naturali o artificiali. L’aria compressa può venire poi impiegata per far girare le turbine di una centrale.
Questo sistema è già in uso in Germania e negli Stati Uniti, e costa la metà di una batteria tradizionale.
Un altro metodo utilizzabile impiega alcuni sali fusi, che trattengono molto bene il calore.
Corrente diretta. L’energia solare non sempre può essere prodotta vicino alle zone di utilizzo. Questo rende necessario studiare nuovi metodi di trasmissione: quello più adatto prevede la costruzione di linee ad alto voltaggio e a corrente continua, molto più efficienti di quelle tradizionali a corrente alternata, e già utilizzate ad esempio in alcune centrali eoliche.
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