venerdì 22 aprile 2011

I bio-carburanti contribuiscono al riscaldamento globale








Con la scusa della produzione di biocarburanti è aumentata la distruzione di spazi verdi da destinare a coltura per la produzione di mais ed etanolo. La spinta inflattiva sul prezzo del grano ha prodotto effetti su tutta la filiera alimentare mondiale (con i dovuti problemi di redistribuzione a danno dei paesi più poveri) ed anche per questo è stata anche richiesta lamoratoria in sede Onu.
Due analisi indipendenti pubblicate sulla rivista Science, dimostrano che il contributo dei biocarburanti al surriscaldamento globale è notevole: finché la tecnologia non sarà in grado di permettere l’uso senza emissioni di gas serra, gli effetti di questi combustibili possono esser paragonati a quelli da inquinamento per combustibili fossili. E pensare che molti politici hanno fatto dell’implementazione dei biocombustibili il loro cavallo di battaglia elettorale sia in Europa che negli Usa.
I ricercatori della Princetown University e dell’università dell’Iowa, con l’aiuto di un consulente agricolo, hanno dimostrato che in 30 anni, l’uso del mais tradizionale a base di etanolo, potrebbe produrre più del doppio delle emissioni di gas nocivi rispetto al previsto, inquinando come la benzina. L’altra analisi invece, a cura dell’Università del Minnesota, dimostra che la deforestazione di zone pluviali, torbiere, praterie e ampie zone della savana per far spazio alle colture (soprattutto nell’area Sud-Est Asiatica e dell’America Latina) sarà la causa del surriscaldamento globale dei prossimi decenni.
La prima a pagare il costo per la produzione di biocarburanti è proprio la terra: anche se riuscissimo a convertire tutto il settore dei trasporti da benzina a biocombustibile ed applicare tecnologie che consentirebbero l’emissione di gas non nocivi all’effetto serra, ci vorranno almeno 160 anni prima di avere effetti positivi sui cambiamenti climatici. Se si implementeranno le tecnologie di “seconda generazione del biocombustibile” la condanna dell’etanolo forse potrà esser evitata.


Fonte

domenica 17 aprile 2011

Biodiversità: assicurazione sulla vita del nostro pianeta

biodiversita.jpg
La terra è popolata da numerosi esseri viventi, animali e vegetali che non conosciamo: oggi sono state classificate appena un milione di specie, mentre le stime elaborate dai biologi vanno dai 5 ai 10 milioni. Diventa quindi, ancora più urgente e importante occuparsi della conservazione di specie e ambienti che rischiano di sparire per sempre a causa dell’uomo, ancora prima di essere scoperti. Infatti la biodiversità nel mondo è calata quasi di un terzo negli ultimi 35 anni, principalmente a causa della progressiva distruzione di ambienti vivibili dalle varie specie animali. Lo sostiene ilWorld Wildlife Fund, presentando i dati del suo Living Planet Index, l’indice globale della biodiversità istituito dall’associazione, che ne diffonde i dati aggiornati ogni due anni.

Come spiega il direttore generale del Wwf
La riduzione della biodiversità significa, per milioni di persone, il rischio di un futuro nel quale le disponibilità alimentari sono più vulnerabili rispetto a epidemie e malattie, e che anche le provviste d’acqua sono più a rischio. Nessuno può sfuggire all’impatto catastrofico di una minore biodiversità, perché questa comporta minore disponibilità di medicinali, maggior vulnerabilità rispetto ai disastri nucleari e agli effetti del riscaldamento globale.
Ricordiamo che la biodiversità è l’assicurazione sulla vita del nostro pianeta. Quindi la conservazione di essa deve essere perseguita senza limiti poichè essa costituisce un patrimonio universale, che può offrire vantaggi immediati per l’uomo: innanzitutto mantenimento degli equilibri climatici sia a scala locale che planetaria; infatti le specie vegetali oltre ad essere l’unica fonte di ossigeno sul nostro Pianeta, hanno anche un ruolo fondamentale negli equilibri idrici e in quelli gassosi. Inoltre la biodiversità è una fonte di materiale di studio: lo studio della biodiversità permette di avere fondamentali conoscenze anche per comprendere meccanismi biologici analoghi nell’uomo.


sabato 2 aprile 2011

Anche in città il riscaldamento diventa “bio”

BASTIA UMBRA (al.ga.) – Questa mattina, alle ore 11 presso la sala del consiglio comunale del municipio di Bastia Umbra, si terrà la conferenza stampa per illustrare il progetto “1.000 tetti fotovoltaici”, promosso dalla società SiEnergia in collaborazione con l’amministrazione comunale di Bastia Umbra. Per questo motivo, all’incontro prenderanno parte Marcello Mantovani, assessore ai lavori pubblici di Bastia Umbra, Franca Caramello, responsabile Gsa, e Stefano Feligioni, presidente SiEnergia. “Il progetto prevede predisposizione e pubblicazione di un bando atto a erogare un contributo in conto capitale finalizzato alla realizzazione di sistemi fotovoltaici di potenza elettrica 3 kWp – si fa sapere dalla Gesenu – ciascuno collegato alla rete del distributore locale di energia elettrica, sfruttando la possibilità per i cittadini della possibilità di usufruire di incentivi sull’energia elettrica prodotta”.




Fonte