mercoledì 28 dicembre 2011

Riscaldamento globale

Roger Revelle (Seattle7 marzo 1909 – San Diego15 Luglio 1991) è stato uno scienziato e oceanografo statunitense.
Era uno scienziato e studioso che ha contribuito negli anni formativi della University of CaliforniaSan Diego ed è stato uno dei primi scienziati a studiare il riscaldamento globale e il movimento delle placche tettoniche della Terra. UC di San Diego fu il primo college a chiamarsi Revelle College in suo onore.
Roger Revelle è nato a Seattle nello stato di Washington, da William Roger Revelle e Ella Dougan, ed è cresciuto nel sud della California, dove si laureò al Pomona College nel 1929, con i suoi studi in geologia riusci a guadagnare un dottorato di ricerca in oceanografia presso University of California, Berkeley nel 1936. Mentre era in California ha studiato sotto il dottor Dr. George D. Louderback ed è stato inserito nel Theta Tau Professional Engineering Fraternity, che all' inizio era una confraternirnita per gli ingegneri minerari ed nel tempo ha mantenuto un grande interesse per gli studenti di ingegneria geologica e geologia. Molti dei suoi primi lavori in oceanografia sono stati scolti presso laScripps Institution of Oceanography(SIO) a San Diego. E 'stato anche Oceanografo per la Marina Militare durante la Seconda Guerra Mondiale. Divenne direttore della SIO dal 1950 al 1964. Fu tenuto a prestare giuramento anti-comunista durante il periodo di Joseph McCarthy. Ha lavorato come consulente scientifico per il Segretario degli Interni degli Stati Uniti Stewart Udall durante l'amministrazione Kennedy nei primi anni 1960, ed è stato Presidente della American Association for the Advancement of Science nel 1974.

Oceanografia

Revelle era profondamente coinvolto nella crescita dell'oceanografia negli Stati Uniti ed a livello internazionale, dopo la seconda guerra mondiale. Lavorare per la Marina Militare nel 1940, ha contribuito a determinare ed ottenere finanziamenti pei i suoi progetti, ed ha promosso l'idea che la Marina deve sostenere 'la ricerca di base' invece di puntare solamente alla costruzione di nuove tecnologie. Al SIO ha lanciato diverse grandi spedizioni a lungo raggio nel 1950, tra cui MIDPAC, TRANSPAC(con ilCanada e Giappone), EQUAPAC e NORPAC, ciascuno in una parte diversa del Oceano Pacifico. Lui e altri scienziati del Scripps Institution of Oceanography hanno aiutato il governo degli Stati Uniti per progettare e testare esperimenti con armi nucleari, nella speranza che gli oceanografi potessero fare uso dei dati. Revelle è stato uno dei presidenti di commissione nell'influente National Academy of Sciences sugli effetti biologici delle radiazioni atomiche, i cui risultati sono stati pubblicati nel 1956. Nel 1952, insieme con il dottor Seibert Q. Duntley, ha spostato con successo la Massachusetts Institute of Technology Scripps Visibility Lab per SIO con il sostegno finanziario della US Navy. Insieme con oceanografi del Woods Hole Oceanographic Institution, Revelle previsti i contributi americani all'oceanografica organizza il International Geophysical Year(IGY). Egli divenne il primo presidente del Scientific Committee on Oceanic Research (comitato scientifico per le ricerche oceaniche), un gruppo internazionale di scienziati dedicato alla consulenza su progetti internazionali, e fu anche un consulente della Commissione oceanografica intergovernativa, creata nel 1960.

Il riscaldamento globale

Revelle è stato determinante nel creare l'International Geophysical Year (IGY) nel 1958 ed è stato presidente fondatore del primo comitato sui cambiamenti climatici e l'Oceano (CCCO) con il Scientific Committee on Ocean Research (SCOR) e l'International Oceanic Commissione (IOC). Durante la pianificazione per il IGY, in direzione Revelle, SIO partecipato e più tardi divenne il principale centro per il biossido di carbonio atmosferico. Nel luglio del 1956, Charles David Keeling entra a far parte dello staff SIO, come capo del programma, e ha iniziato le misurazioni di anidride carbonica atmosferica all' Osservatorio di Mauna Loa, nelle Hawaii, e in Antartide.
Nel 1957, Revelle co-autore di una ricerca con Hans Suess, dove scrissero che gli oceani della terra assorbivano l'anidride carbonica in eccesso generata dall' umanità, ma ad un ritmo molto più lento di quanto precedentemente previsto dai geologi, suggerendo così che le emissioni umane di gas potrebbero creare 'effetto serra' che causa il riscaldamento globale nel corso del tempo. Anche se altri articoli della stessa rivista discutevano i livelli di biossido di carbonio, la carta-Suess Revelle era 'l'unico articolo dei tre a sottolineare la crescente quantità di CO2 creata dall'uomo grazie alla combustione dei combustibili fossili, e per richiamare l'attenzione sul fatto che potrebbe causare il riscaldamento globale nel corso del tempo.'
Revelle e Suess ha descritto il 'fattore tampone', ora conosciuto come 'fattore Revelle', che è una resistenza al biossido di carbonio nell'atmosfera il quale viene assorbito dallo strato superficiale dell'oceano. In sostanza, per entrare al mare, l' anidride carbonica deve scindere l'acido carbonico: ione carbonato, in ioni di bicarbonatoacido carbonico e protonati, ed il prodotto di questi costanti fattori di dissociazione chimica in una sorta di contro-pressione che limita la velocità di anidride carbonica, facilitando l'entrata di essa nella superficie dell'oceano. Geologiageochimicachimica dell'atmosfera, chimica dell'oceano... questo è pari a uno dei primi esempi di 'valutazione integrata', che 50 anni più tardi divenne un intero ramo della scienza del riscaldamento globale.

University of California campus di San Diego

Durante la fine del 1950, Revelle era combattuto per la creazione di un campus dell'Università della California a San Diego. Ha dovuto fare i conti con UC University Board of Regents che per espandersi avrebbero preferito semplicemente create University of California, Los Angeles campus, invece di creare un campus nuovo a San Diego. Egli ha anche affrontato i politici locali di San Diego e uomini d'affari che hanno cercato di minare la creazione del nuovo campus, perché troppo vicino al nuovo Scripps Institute di La Jolla, suggerendo che ci siano posti più adatti di San Diego, ad esempio nei pressi di San Diego State University o in Balboa Park . La decisione fuè stata presa nel 1959, nonostante il primo studente iscritto si laureò nel 1960.
Nel cercare di acquisire terreni per il nuovo campus, Revelle si mise in concorrenza con Jonas Salk. Revelle perse un po' di quello che lui chiamava il 'miglior pezzo di terra che aveva', il sito di Torrey Pines che andò alla neonata Salk Institute. Negli anni successivi Revelle continuò a mostrare qualche controversia verso Salk, dichiarando una volta: 'Egli è un eroe popolare, anche se è... non molto brillante.
Quando alla Scripps e mentre era in costruzione University of California di San Diego, Revelle ha anche avuto a che fare con una comunità di La Jolla, che ha rifiutato di affittare o vendere un immobile per gli ebrei. Oltre a combattere il patto restrittivo anti-semita della tenuta di La Jolla, Revelle ha contribuito a creazione di nuovi alloggiamenti per i professori della Scripps, soprattutto perché ad alcuni di loro non sarebbe stato permesso di vivere a La Jolla.
Revelle lasciò Scripps nel 1963 ed ha fondato il Center for Population Studies alla Harvard University. Fu per oltre dieci anni direttore lì, incentrando i suoi studi sull'applicazione della scienza e della tecnologia al problema della fame nel mondo. Nel 1976 tornò a UC San Diego come professore di Scienza, Tecnologia e Public Affairs (STPA) nel dipartimento di scienze politiche della scuola.

Dubbi sul cambiamento climatico

Nel 1991, il nome di Revelle è apparso come co-autore di un articolo scritto dal fisico Fred Singer su Cosmos: una rivista di tematiche emergenti, insieme ad un altro co-autore, l' ingegnere elettrico Chauncey Starr, dal titolo "What to do about greenhouse warming: Look before you leap," 'Cosa fare per il riscaldamento e per l' effetto serra: Guarda prima di cambiare 'che è stato pubblicato nell'estate del 1992. L'articolo di Cosmos include l'affermazione:
Drastica, precipitosa e, soprattutto, unilaterale - passi per ritardare il presunto effetto serra che possono costare posti di lavoro e prosperità, ed aumentano i costi della povertà nel mondo, senza essere efficaci. Rigorosi controlli economici ora sarebbero economicamente devastanti soprattutto per i paesi in via di sviluppo...
L'articolo si concludeva:
La base scientifica per un riscaldamento da effetto serra è troppo incerto per giustificare un'azione drastica in questo momento. Non vi è scarso rischio di ritardare le risposte politiche.
Queste particolari dichiarazioni e la maggior parte di questo articolo, compreso il titolo, erano già state scritte e pubblicate un anno prima da Fred Singer, come unico autore. Nell' articolo Singer scrive che 'ci sono tutte le aspettative che la comprensione scientifica sarà sostanzialmente migliorata nel prossimo decennio', ed è contro la drastica fretta di agire, finché non ci saranno ulteriori prove scientifiche. Non ha, tuttavia, negano il cambiamento climatico o il riscaldamento globale.
Justin Lancaster, studente laureato di Revelle e suo assistente di insegnamento presso la Scripps Institution of Oceanography dal 1981 fino alla morte di Revelle, sostiene che Revelle è stato 'ingannato' da Singer ad aggiungere il suo nome nell'articolo e che Revelle era 'intensamente imbarazzo che il suo nome era stato associato' ad esso. Nel 1992, Lancaster accusò Singer di azioni 'immorali' e specificamente progettato per sminuire le politiche sul riscaldamento globale di Al Gore; tuttavia, per porre fine alla causa legale fatta da Singer contro Lancaster con il sostegno del Center for Public Interest di Washington, DC, Lancaster fece a Singer una dichiarazione di scuse e ha confermato che Revelle aveva permesso l'utilizzo del suo nome. Nel 2006 Lancaster ha formalmente ritirato la ritrattazione e ha ribadito le sue accuse.
Quando Gore fu in corsa per la nomina alla vicepresidenza nel 1992, New Republic fece notare i riferimenti non molto chiari di Revelle nel libro di Gore, Earth In The Balance, e la presenza dell'articolo apparso su Cosmos, che non era chiaro se si poteva attribuire a Revelle. Questo fu seguito anche dal Newsweek e da altri media. Patrick Michaels si è vantato che l'articolo scritto su Cosmos era stato letto al Congresso. Il problema è stato sollevato anche dall'Ammiraglio Stockdale nel dibattito televisivo alla vice-presidenza. La risposta di Gore è stata che il punto di vista di Revelle sull'articolo era del 'tutto fuori contesto'.
Una figlia di Revelle ha scritto:
Contrariamente a cosa pensa George Will in 'Al Gore's Green Guilt' Roger Revelle - nostro padre e 'padre' dell'effetto serra - è rimasto profondamente preoccupato per il riscaldamento globale fino alla sua morte nel luglio del 1991. Nello stesso anno ha scritto: 'La base scientifica per il riscaldamento da effetto serra è troppo incerta per giustificare un'azione drastica in questo momento'. George Will e altri critici del senatore Al Gore hanno colto queste parole per suggerire che Revelle, che fu anche professore di Gore, rinunciò alla sua fede nel riscaldamento globale. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Revelle fino alla sua morte, pensò che le misure estreme, costate migliaia di miliardi di dollari, sono state premature. Ma ha continuato a raccomandare misure immediate prudenti per attenuare e ritardare il riscaldamento climatico. Alcuni di questi passi vanno ben al di là di qualsiasi cosa Gore o di altri politici nazionali non sono ancora riusciti a difendere.

Eredità

Durante il suo ultimo decennio a UCSD e SIO, Revelle ha continuato a lavorare ed insegnare. Nei primi anni '80, ha istruto i seminari di laurea STPA due volte l'anno, parelado di energia e di sviluppo (soprattutto sui problemi in Africa), sul problema del biossido di carbonio (noto ora come la causa del riscaldamento globale), e politiche marine. Nel 1986 ha vinto il Premio Balzan per l'oceanografia / climatologia. Nel 1990, a causa di un attacco cardiaco fu costretto a spostare il suo corso, dalla Scripps Institution presso l'ufficio del Revelle College, dove ha continuato ad insegnare il programma delle politiche marine fino alla sua morte l'anno seguente. Nel 1991 è stato insignito della National Medal of Science dal Presidente George W Bush (uno dei circa 500 destinatari nel 20 ° secolo). Egli fece notare a un giornalista: 'L'ho preso per essere il nonno del dell'effetto serra.
Revelle mortì a San Diego il 15 luglio 1991 a causa di un arresto cardiaco. Lasciò la moglie, Ellen Clark Revelle (1910-2009), tre figlie e un figlio, William, così come numerosi nipoti. In suo onore, una nuova nave di ricerca del Scripps Institution è stata battezzata R/V Roger Revelle.


giovedì 8 settembre 2011

Biocarburanti, bioinquinamento, bioriscaldamento globale, biofame planetaria


Secondo una ricerca commissionata dal governo svizzero e pubblicata dal mensile Science dal titolo "How Green Are Biofuels?" di Jörn P. W. Scharlemann and William F. Laurance (Science 4 January 2008- Vol. 319. no. 5859, pp. 43 - 44 - DOI: 10.1126/science.1153103) i biocarburanti risultano essere si meno inquinanti della benzina quando vengono bruciati, ma risultano essere cinque volte più inquinanti se considerando tutti gli aspetti che portano alla loro produzione. Quindi i loro effetti globali sull'ambiente risultano essere particolarmente pesanti. Dei 26 principali biocarburanti prodotti nel mondo 21 permettono un risparmio di CO2 quando vengono bruciati superiore al 30% rispetto alla benzina ma quasi la metà (12 su 26) però ha costi per l'ambiente molto maggiori rispetto ai carburanti tradizionali e tra questi figurano quelli economicamente più importanti, come l'etanolo dal grano statunitense, quello da canna da zucchero, il diesel di soia e quello da olio di palma prodotto nel sud-est asiatico.
Nel dettaglio i biocarburanti meno verdi risultano essere il diesel ottenuto dalla soia in Brasile e l'etanolo statunitense, che fanno risparmiare pochissimo in termini di CO2 ma producono quasi il triplo dei danni ambientali. A determinare i maggiori costi ambientali è proprio la coltivazione, che nella maggior parte dei casi contribuisce per più del 90%. Brasile o dell'Indonesia, ad esempio, per trovare nuovi spazi per le piantagioni si distruggono le foreste, 13 milioni gli ettari di foreste che si perdono ogni anno, in gran parte proprio per la produzione dei biocarburanti.
Il più 'cattivo' in assoluto è il diesel di sorgo prodotto nell'Unione Europea.
Dall'altro lato della classifica ci sono biocarburanti prodotti dal legno, meglio ancora se dagli scarti di produzione. Il metanolo ottenuto dalle graminacee, ad esempio, fa risparmiare il 70% delle emissioni e ha un impatto ambientale più basso del 10% rispetto a quello della benzina.
Il governo Usa finanzia con diversi miliardi di dollari la produzione di etanolo dal grano - spiegano gli esperti nell'articolo - quindi gli agricoltori non producono più soia e si dedicano al grano. Questo alza il prezzo della soia, il che si traduce in una sempre maggiore quantità di piantagioni di questa pianta in Brasile, a discapito della foresta Amazzonica.





















Fonte

lunedì 8 agosto 2011

Riscaldamento a basso consumo

Una novità nel settore del riscaldamento è costituita dal sistema di impianto a pavimento, presentata dall'azienda Emmeti. Tale impianto consente un notevole risparmio energetico poichè permette di distribuire il calore solo nella parte bassa dell'ambiente, evitando di riscaldare inutilmente altre parti come il soffitto. 
L'acqua che circola all'interno dei circuiti è a temperatura relativamente bassa, circa 40 gradi, contrariamente ai 60-70 gradi dell'impianto a radiatori. Quindi, la dispersione termica è minima e si possono sfruttare varie fonti di calore. 
Perfettamente abbinata all'impianto a pavimento è la caldaia a condensazione, che può essere montata in cascata. Tale caldaia può essere associata a sistemi di contabilizzazione del calore: per dieci appartamenti, non saranno più necessarie dieci caldaie ma una sola ed ogni appartamento paga contabilizzando il calore, ossia l'energia che consuma.





Fonte

martedì 21 giugno 2011

Biocarburanti, bioinquinamento, bioriscaldamento globale, biofame planetaria

Secondo una ricerca commissionata dal governo svizzero e pubblicata dal mensile Science dal titolo "How Green Are Biofuels?" di Jörn P. W. Scharlemann and William F. Laurance (Science 4 January 2008- Vol. 319. no. 5859, pp. 43 - 44 - DOI: 10.1126/science.1153103) i biocarburanti risultano essere si meno inquinanti della benzina quando vengono bruciati, ma risultano essere cinque volte più inquinanti se considerando tutti gli aspetti che portano alla loro produzione. Quindi i loro effetti globali sull'ambiente risultano essere particolarmente pesanti. Dei 26 principali biocarburanti prodotti nel mondo 21 permettono un risparmio di CO2 quando vengono bruciati superiore al 30% rispetto alla benzina ma quasi la metà (12 su 26) però ha costi per l'ambiente molto maggiori rispetto ai carburanti tradizionali e tra questi figurano quelli economicamente più importanti, come l'etanolo dal grano statunitense, quello da canna da zucchero, il diesel di soia e quello da olio di palma prodotto nel sud-est asiatico.
Nel dettaglio i biocarburanti meno verdi risultano essere il diesel ottenuto dalla soia in Brasile e l'etanolo statunitense, che fanno risparmiare pochissimo in termini di CO2 ma producono quasi il triplo dei danni ambientali. A determinare i maggiori costi ambientali è proprio la coltivazione, che nella maggior parte dei casi contribuisce per più del 90%. Brasile o dell'Indonesia, ad esempio, per trovare nuovi spazi per le piantagioni si distruggono le foreste, 13 milioni gli ettari di foreste che si perdono ogni anno, in gran parte proprio per la produzione dei biocarburanti.
Il più 'cattivo' in assoluto è il diesel di sorgo prodotto nell'Unione Europea.
Dall'altro lato della classifica ci sono biocarburanti prodotti dal legno, meglio ancora se dagli scarti di produzione. Il metanolo ottenuto dalle graminacee, ad esempio, fa risparmiare il 70% delle emissioni e ha un impatto ambientale più basso del 10% rispetto a quello della benzina.
Il governo Usa finanzia con diversi miliardi di dollari la produzione di etanolo dal grano - spiegano gli esperti nell'articolo - quindi gli agricoltori non producono più soia e si dedicano al grano. Questo alza il prezzo della soia, il che si traduce in una sempre maggiore quantità di piantagioni di questa pianta in Brasile, a discapito della foresta Amazzonica.





Fonte

mercoledì 18 maggio 2011

Ghiaccio/Secco: la Verità sul Riscaldamento Globale

Ciò che state per leggere cambierà per sempre il vostro mondo, questo ve lo posso garantire. Devo scusarmi per essere io a portare queste notizie spiacevoli, ma è necessario che sappiate, se volete sopravvivere, che ciò che verrà sarà o SECCO e caldo o GHIACCIO e freddo. 

Del riscaldamento globale si parla da 40 anni, e nel frattempo siamo diventati compiacenti. I nostri scienziati concordano sul fatto che il riscaldamento globale sarà causa di enormi cambiamenti e problemi nel mondo, ma secondo i loro ragionamenti ci vorranno cinquanta o cento anni prima di doverci occupare dei suoi effetti. 

La loro idea è che, in generale, il riscaldamento globale sarà lento ed il mondo troverà il tempo per scoprire la soluzione ai problemi.
Nuove incontrovertibili prove suggeriscono invece che questo scenario è semplicemente sbagliato, e faremmo meglio ad essere pronti per un'altra, più improvvisa possibilità.

La Rivista DISCOVERY

Uno dei primi dubbi sulla veridicità di quello che ci veniva detto (specialmente qui negli USA) fu sollevato dalla rivista Discovery nel Settembre 2002, il cui titolo di copertina annunciava: "La sorpresa del riscaldamento globale, una nuova era glaciale", mentre il sottotitolo aggiungeva che "Gli oceanografi hanno scoperto un grande fiume d'acqua dolce nell'Atlantico, formato dallo scioglimento dei ghiacci polari. Avvertono che questo potrebbe presto seppellire la Corrente del Golfo, facendo sprofondare il Nord America e l'Europa in inverni polari".

Questo quasi due anni fa, e nessuno ha prestato ascolto. La vita continua, incurante del terribile pericolo incombente.


L'INGHILTERRA & SIR DAVID KING

Poi, nel Gennaio 2004, è arrivato Sir David King, capo dei consulenti scientifici del primo ministro inglese. Sir King è andato da Blair e gli ha parlato del disastro che incombe su tutto il mondo, dicendogli che era loro dovere dire a tutti cosa stava per accadere.

Tony Blair disse a Sir King di stare tranquillo e di non parlare. Ma Sir King sentiva che tutto questo era semplicemente troppo importante per non parlarne, e così nello stesso mese aggirò deliberatamente Blair e pubblicò un articolo sulla rivista americana Science in cui comunicava tutte le sue informazioni e preoccupazioni.

Nel suo articolo Sir King afferma: "Dal mio punto di vista, i cambiamenti climatici sono il problema più grave che dobbiamo affrontare oggi, più grave della stessa minaccia del terrorismo".
L'Inghilterra ha emesso una diffida nei confronti di Sir David King, ed ora egli non può nemmeno parlare in pubblico dell'argomento senza il rischio di essere arrestato.

AMERICA & PENTAGONO

Il mese successivo, Febbraio 2004, vede l'ingresso in scena del Pentagono, il che ha indotto il mondo ad entrare in azione.

Il Pentagono studia il Riscaldamento Globale da molti anni, per via dei possibili problemi di sicurezza nazionale associati al tipo di cambiamenti che potrebbero prodursi nel mondo in seguito al Riscaldamento Globale.

Uno studio speciale fu condotto da uno dei dipartimenti del Pentagono, l' Office of Net Assessment (Ufficio Valutazioni Nette), diretto da Andrew W. Marshall, 83 anni, che ha la responsabilità di identificare i rischi a lungo termine degli USA.

Marshall, in collaborazione con l'organizzazione statunistense Global Business Network, compilò le possibilità del Riscaldamento Globale ed i loro effetti sulla sicurezza nazionale degli USA. Lo studio fu completato nell'ottobre 2003 e consegnato al Pentagono, che considerava la questione dal punto d vista del peggiore scenario possibile. Il titolo è "Lo scenario di un improvviso cambiamento climatico e le sue implicazioni per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti". Il testo andava ben al di là di quanto si aspettava la maggior parte degli esperti del Pentagono.

Rendendosi conto delle incredibili possibilità delineate da questo studio, Marshall prese la decisione di rendere pubblica la sua ricerca e altre informazioni a tutti gli americani. E, probabilmente a causa della posizione del presidente Bush sul Riscaldamento Globale - piuttosto negativa - decise di aggirare il presidente, e pubblicò le sue informazioni e preoccupazioni sulla rivista Fortune, il 9 febbraio 2004.

Nel suo articolo, Marshall spiega come le calotte polari che si stanno sciogliendo a nord e a sud, nonché i ghiacciai di tutto il mondo, sono composti di acqua dolce, e questa è la causa dell'imminente disastro climatico globale.

La Corrente del Golfo, che gli scienziati chiamano 'convettore termoalino nord atlantico', è una corrente d'acqua calda proveniente da Sud dell'Equatore, che scorre sulla superficie dell'oceano verso nord; quest'acqua calda evita che il Nord America e l'Europa Occidentale e Settentrionale si ghiaccino. Essa è anche responsabile dei modelli climatici mondiali che conosciamo.

Quando la Corrente del Golfo si raffredda, scende al fondo dell'oceano e va verso sud, dove si riscalda nuovamente e torna in superficie muovendosi ancora verso nord, in una corrente convettiva continua. Così facendo, disegna un gigantesco '8' tridimensionale.

Il motore che tiene in funzione questo flusso d'acqua calda si trova a nord, dove la Corrente del Golfo scende al fondo dell'oceano. E' la densità salina dell'oceano che causa l'inabissamento di questo fiume, e che "tira su" l'acqua calda dal sud.

Ora che le calotte polari si stanno sciogliendo, l'acqua dolce si sta riversando nell'Oceano Atlantico, la densità salina sta diminuendo, e la Corrente del Golfo non va più molto a fondo - il che risulta in un rallentamento di questa corrente. La Corrente del Golfo ha rallentato notevolmente il suo corso negli ultimi dieci anni.

Con il rallentamento della Corrente del Golfo, il calore non raggiunge più la regione nord atlantica, e i modelli climatici incominceranno a mutare, poiché la loro stabilità dipende da quel calore.


I POLI SI SCIOLGONO

L'Amministrazione Bush 

Nel corso dell'amministrazione Bush, quando vi sono stati dibattiti sullo scioglimento dei ghiacci ai poli nord e sud, questo governo e le grandi corporazioni hanno sostenuto concordemente che gli scienziati di tutto il mondo sono in errore quando concludono che vi è un gran pericolo, e hanno indotto il pubblico americano a credere che non esista alcun problema.

Tuttavia, è stato su George W. Bush che si sono concentrati gli attacchi di Sir David King nel suo articolo su Science; i migliori scienziati del mondo - almeno 1.700, raccolti nella Union of Concerned Scientists (Unione degli Scienziati Preoccupati) - sostengono che, nel migliore dei casi, Bush è male informato.

Poiché il governo USA è responsabile del 25% dell'inquinamento da anidride carbonica nel mondo (che crea il Riscaldamento Globale), è assolutamente necessario discutere la politica di Bush sul Riscaldamento Globale. Forse uno dei migliori articoli che riassumono le posizioni di Bush è quello pubblicato dalla rivista Rolling Stone il 19 Maggio 2004, a firma di Tim Dickinson. Riportiamo qui di seguito, in corsivo, un brano tratto dal suo articolo.

Considerando l'imminenza della minaccia costituita dal Riscaldamento Globale, ci si potrebbe aspettare che perfino l'amministrazione Bush dichiari Guerra al Calore. Dopotutto, una delle promesse di Bush nella campagna elettorale del 2000 fu quella di "stabilire obiettivi di riduzione tassativi" per le emissioni di CO2, dichiarando che la questione avrebbe avuto priorità assoluta. Tuttavia, una volta diventato presidente, quella della riduzione delle emissioni di anidride carbonica è stata la prima promessa non mantenuta da Bush - e da allora ce ne sono state molte altre. Solo due mesi dopo essere entrata in carica, l'amministrazione si è ritirata dal Protocollo di Kyoto, il trattato globale che gli USA firmarono nel 1997 per stabilire rigidi limiti alle emissioni dei gas responsabili dell'effetto serra. Al suo posto, Bush istituì un piano di 'emissioni volontarie' che si è rivelato un fallimento totale: finora, soltanto 14 compagnie hanno dichiarato di voler ridurre le loro emissioni di CO2.

Il presidente trasformò inoltre il gruppo inter-agenzie che effettua il monitoraggio dei cambiamenti climatici in un Dipartimento del Commercio - affidandone la guida a Don Evans, ex amministratore di società petrolifere e del gas. Predispose inoltre ulteriori ricerche climatiche, che rimanderanno qualunque regolazione significativa per almeno altri dieci anni. In un discorso nel Rose Garden, Bush ha dichiarato: "Non sappiamo quanto potrà cambiare o cambierà il clima nel futuro". Affermazioni del genere hanno provocato la reazione di 20 premi Nobel, che in una lettera aperta hanno accusato senza mezzi termini l'amministrazione di aver "deliberatamente e cospicuamente inficiato" la comprensione pubblica del ruolo umano nel riscaldamento globale. (Il consigliere scientifico di Bush ha rifiutato di rilasciare un'intervista per quest'articolo)

Poi è arrivata la censura. Nel settembre 2002, la EPA, Environmental Protection Agency (Agenzia di Protezione Ambientale) ha reso pubblico un rapporto sulla qualità dell'aria che - per la prima volta dal 1996 - non comprendeva alcuna menzione del riscaldamento globale. Sette mesi dopo, la Casa Bianca effettuò una completa revisione del capitolo sui cambiamenti climatici del "Rapporto sull'Ambiente" dell'EPA, minimizzando l'influenza umana, cancellando i riferimenti all'impatto del riscaldamento globale sulla salute ed inserendo dati sul clima desunti da studi finanziati in parte dall' American Petroleum Institute. L'EPA rimosse poi il capitolo alterato, riconoscendo in un memorandum interno che "non rappresenta più in modo accurato il pensiero scientifico accettato sui cambiamenti climatici".

Perfino alcuni repubblicani sono rimasti sbalorditi dal pasticcio di Bush sulla faccenda dell'EPA. Russell Train, capo della stessa agenzia nelle Amministrazioni Nixon e Ford, ha dichiarato: "Sembra costantemente evidente che, con George W. Bush, l'EPA dovrebbe prendere ordini tassativi dalla Casa Bianca in materia di regolazioni. Ai miei tempi, non è mai successo." Train, che ricevette da Bush padre una Medaglia Presidenziale alla Libertà, definisce l'atteggiamento dell'attuale amministrazione nei confronti del riscaldamento globale "totalmente sbagliato" ed "irresponsabile".

Bush può contare su alcuni repubblicani di spicco che, nel Congresso, s'incaricano di bloccare ogni tentativo di ridurre le emissioni inquinanti ed evitare il disastro. Il senatore James Inhofe, consigliere del Environment and Public Works Committee (Commissione per l'Ambiente ed i Lavori Pubblici), liquida il riscaldamento globale come una 'bufala'. In un discorso tenuto nel luglio scorso, Inhofe ha paragonato l'IPCC ai Sovietici, tessendo le lodi di quello che ha definito 'un mondo rafforzato dall'anidride carbonica', ed ha concluso così: " Ho la fervida speranza che il Congresso respingerà i profeti di sventura che spacciano propaganda mascherata da scienza, in nome della salvazione del pianeta da un disastro catastrofico".

Da un altro punto di vista, nello stesso articolo si legge un'affermazione di Michael Oppenheimer, climatologo della Princeton University: "L'amministrazione Bush non ha un piano credibile, nazionale né internazionale, in merito al problema del riscaldamento globale. Dicono di non voler prendere una posizione sul riscaldamento globale perché - dicono - 'la scienza è incerta'. E' una posizione indifendibile, perché la scienza non è incerta."


Lo Scioglimento del Polo Nord 

Guardiamo i fatti. Due anni fa, per la prima volta nella storia a noi nota, il Polo Nord si è completamente disciolto. Per la prima volta navi militari e private hanno potuto navigare direttamente sul polo, poiché c'era solo acqua. Di solito, in quell'area c'erano sempre stati almeno tre metri di solido ghiaccio.

Alcuni anni fa Greenpeace annunciò che la calotta polare perenne del Polo Nord era arretrata di circa 450 km, ma nessuno ha ascoltato.

Oggi, mentre scrivo quest'articolo, siamo testimoni degli incendi in Alaska, che hanno consumato più di un milione di acri di foresta. Fino ad oggi, quell'area era sempre stata coperta dalle piogge o dalla neve. Anche questi incendi sono legati direttamente allo scioglimento dei poli e alla Corrente del Golfo.

Ma alla fine il Pentagono ha dovuto - grazie ad Andrew Marshall - ammettere la verità: hanno reso pubbliche foto satellitari che ritraggono il Polo Nord nel 1970 e nel 2003, e che dimostrano come il 40% del Polo Nord si è disciolto in soli 33 anni - ed ora lo scioglimento procede ad un ritmo ancor più rapido. Il Pentagono ha provato che tutte quelle dichiarazioni del governo sui poli che non si stavano sciogliendo erano pure menzogne - più dannose di qualunque cosa la guerra di Bush all'Iraq possa provocare agli Stati Uniti.


Lo Scioglimento del Polo Sud

Un paio d'anni fa la placca denominata 'Larsen A' si è staccata dalla calotta del Polo Sud, con grande stupore di molti scienziati. All'epoca il personale scientifico che conduceva gli studi su quest'evento affermò che non si trattava di qualcosa di veramente rilevante, poiché questo lembo di ghiaccio era stato parte del Polo Sud soltanto negli ultimi 10.000 anni.

Quegli stessi scienziati aggiunsero che invece la placca 'Larsen B', che si trovava dietro 'Larsen A', non si sarebbe mai sciolta, in quanto era rimasta lì per molte ere glaciali. E tuttavia l'anno scorso 'Larsen B' si è staccata e ha preso il largo. Sempre loro affermarono che ci sarebbero voluti sei mesi per sciogliere quell'immensa massa di ghiaccio, ma ancora una volta erano in errore: sono bastati 35 giorni, e - cosa più importante - il livello degli oceani in tutto il mondo è aumentato di circa 3 cm.

Ora che la placca 'Larsen B' non c'è più, resta esposta un'enorme massa di ghiaccio detta 'Placca di Ross', e l'unica cosa che la tratteneva dallo scivolare nell'oceano era proprio 'Larsen B'. Secondo le mie fonti, nella Placca di Ross si stanno producendo varie crepe.

Se anche lei scivolerà nell'oceano, si prevede che il livello degli oceani di tutto il mondo crescerà dai 5 ai 7 metri. Questo, amici miei, cambierebbe il mondo: quasi tutte le città costiere del mondo, molte isole e tutta l'Olanda sarebbero sommerse. Forse ci vuole un evento di questo tipo per risvegliare il mondo e prendere sul serio il Riscaldamento Globale.


NEL PASSATO

Anno 1300 

Il Pentagono, nel suo studio su quello che sta accadendo nel nord dell'Oceano Atlantico, ha condotto una ricerca sul passato, per vedere quando si è verificato in precedenza questo rallentamento o arresto della Corrente del Golfo, e cosa è successo nei cambiamenti climatici del mondo a quei tempi.

In realtà un tale rallentamento o arresto della corrente nel Nord Atlantico è già successo centinaia di volte in passato, milioni d'anni fa; ma nel passato recente, gli ultimi 10.000 anni, è successo soltanto due volte.

L'ultima volta è stato nell'anno 1300 d.C, e allora si trattò di un semplice rallentamento - non si fermò. Gli scienziati dibattono sul perché di quel rallentamento - non sanno veramente perché è successo.

I repentini cambiamenti climatici globali che seguirono non tornarono alla normalità prima di 550 anni. Questo periodo di tempo della nostra storia è denominato 'Piccola Era Glaciale' per via dello sconvolgimento che determinò nel nostro clima e per il freddo intenso che ne risultò.

Al Pentagono si sono resi conto che all'epoca della 'Piccola Era Glaciale' la costa est del Nord America divenne estremamente fredda, e le aree centrali ed occidentali degli Stati Uniti divennero talmente secche e aride da trasformare il 'Midwest' americano in un'enorme piana polverosa, mentre le foreste montane bruciavano - esattamente come sta accadendo oggi… Poiché ai nostri giorni il rallentamento della Corrente del Golfo è già in atto da più di 10 anni. Il clima cambiò radicalmente anche in Europa durante questa 'Piccola Era Glaciale'.

Lo studio degli Indiani Anasazi del 14° secolo d.C. è illuminante. A Chaco Canyon, nel Nuovo Messico, gli Indiani Anasazi scomparvero completamente - e nessuno sa con precisione dove andarono. Ma dallo studio sulle cause che indussero gli Anasazi ad abbandonare l'area del Nuovo Messico è emerso qualcosa di interessante: nel corso del 14° sec. d.C. l'area di Chaco Canyon fu colpita da una siccità talmente terribile, da non ricevere una sola goccia d'acqua per ben 47 anni! E una siccità di tale durata indurrebbe certo chiunque ad abbandonare l'area in questione: niente acqua, niente vita.

Gli archeologi che presentarono questo studio non sapevano quale fu la causa della siccità, ma se consideriamo che, nel periodo immediatamente precedente, la Corrente del Golfo subiva un sensibile rallentamento, tutto diventa chiaro. Questo è esattamente ciò che il Pentagono pensa che succederà all'America, al Canada e all'Europa.

Noi oggi crediamo che l'attuale siccità dell'occidente degli USA avrà termine presto, ma la storia della Terra e della Corrente del Golfo suggerisce invece che potrebbe durare altri 40 anni prima che si possa tornare ad un certo equilibrio.


8.200 Anni Fa 

In realtà il rapporto del Pentagono induce a credere che la Corrente del Golfo - per quello che ne sanno loro - stavolta non avrà un semplice rallentamento, ma piuttosto si arresterà. L'ultima volta che questo è successo è stato 8.200 anni fa.

Sempre stando ai risultati della ricerca del Pentagono, questo sarebbe uno scenario ben più drammatico. Quando, 8.200 anni fa, la Corrente del Golfo si fermò, in breve tempo l'Europa fu ricoperta da circa 750 m di ghiaccio, mentre l'Inghilterra e New York si ritrovarono con un clima simile a quello della Siberia oggi.

Ne seguì una vera e propria 'Era Glaciale' che durò circa 100 anni - vedete perché il Pentagono è preoccupato… Sia Andrew Marshall che Sir David King sostengono che questo problema della Corrente del Golfo è, per la sicurezza nazionale degli USA (e di altri Paesi), una minaccia più grave di quella rappresentata da tutto il terrorismo mondiale messo insieme. Davvero, se ci pensiamo, il terrorismo non è nulla, in confronto all'arresto della Corrente del Golfo. Non si può neanche pensare di fare un paragone.

E' evidente che, senza condizioni climatiche stabili, agricoltura e allevamento diventano quasi impossibili; secondo il Pentagono, nel prossimo futuro questo problema potrebbe divenire talmente serio che potranno aver luogo guerre non per il petrolio o l'energia, ma per il cibo e l'acqua.

La minaccia maggiore per la sicurezza nazionale sarebbe rappresentata - sempre secondo il rapporto del Pentagono - dall'enorme flusso di immigrazione proveniente da quei Paesi come Finlandia, Svezia, Danimarca, che finirebbero ricoperti dai ghiacci, ed andrebbero evacuati, nonché da altre nazioni, che si spopolerebbero per altre ragioni.

E' per questo che Andrew Marshall e Sir David King volevano che il mondo sapesse la verità su quanto sta per succedere, in modo da potersi preparare per l'inevitabile.


IL SENATO USA

Nel marzo 2004 il Senato USA, messo al corrente dello studio del Pentagono, ha destinato fondi per 60 milioni di dollari alla ricerca sui CAMBIAMENTI IMPROVVISI DEL CLIMA GLOBALE. Questo ci lascia un po' di speranza - che presto il Senato USA incomincerà a dire a tutto il mondo quali cambiamenti climatici stanno per accadere.


LE NAZIONI UNITE 

Il 29 Giugno 2004 si è concluso un incontro dell'ONU per discutere cosa fare a riguardo del Riscaldamento Globale e della Corrente del Golfo, cui hanno partecipato 154 nazioni. Il risultato è stato che l'unica cosa su cui sono riusciti a raggiungere un accordo è che bisogna eliminare l'uso di petrolio e benzina al più presto possibile. C'è gente che crede che, se continuiamo ad abbassare il livello delle emissioni di CO2, i problemi potranno diminuire, ed è certamente importante fare tutto ciò che possiamo. E' altrettanto importante comprendere che vi sono correnti oceaniche - diverse da quella nord atlantica - in ogni oceano; se tutte quante subissero un rallentamento o un arresto, la Terra entrerebbe senza alcun dubbio in una nuova Era Glaciale, e la Storia ci mostra che, se questo accadrà, la nostra civiltà non tornerà ad un clima temperato prima di circa 90.000 anni.

In realtà, indurre dei cambiamenti nelle correnti di tutto l'Oceano Atlantico (cambiarle, o aumentarle) per riportarle alla 'normalità' è al di là delle possibilità della razza umana e delle sue tecnologie. E' troppo tardi - secondo le previsioni della maggioranza degli scienziati mondiali - per cambiare il corso di ciò che ha già incominciato a succedere. Tutto ciò che possiamo fare ora è prepararci allo shock - ed il messaggio principale di Andrew Marshall e Sir David King è che la preparazione è essenziale.


LA NASA SI PREPARA 

Il 13 Luglio 2004 la NASA ha lanciato in orbita un satellite - il primo di una serie di tre - il cui unico scopo è lo studio del Riscaldamento Globale. Oltre a studiare lo strato di ozono - altro enorme problema associato al Riscaldamento Globale - questo satellite effettuerà il monitoraggio della temperatura e della densità salina degli oceani. Forse riusciremo almeno a monitorare i rapidi cambiamenti e a predire ciò che potrà succedere a breve termine.


ALCUNI CAMBIAMENTI CLIMATICI INUSUALI VERIFICATISI DA QUANDO LA CORRENTE DEL GOLFO HA INIZIATO A RALLENTARE 
Nel Marzo 2004 il mondo ha visto un grande uragano abbattersi sulla costa del Brasile. In tutta la storia, a memoria d'uomo, non era mai accaduto prima che un uragano si abbattesse sul Sud America continentale.
Nel Maggio 2004 gli USA hanno polverizzato ogni record di tornado in un solo mese: se ne contarono 562. Di questi, alcuni a Seattle - dove non se n'erano mai visti prima.

L'inverno 2003/04 è stato uno dei più rigidi della storia nel Canada orientale.
Da parecchi anni gli incendi distruggono le foreste di tutto il mondo - l'elenco sarebbe troppo lungo. L'Australia settentrionale sta bruciando, come l'Alaska - cose senza precedenti!

Tutto l'ovest degli USA è in prede alle fiamme, che si propagano di regione in regione, e il governo ha annunciato che questa è la peggiore siccità degli ultimi 500 anni. In realtà tutto il mondo è in fiamme.

L'Europa - in particolare la Francia - ha avuto nel 2004 un'ondata di caldo che è costata la vita a 15.000 persone nella sola Francia, e 30.000 in tutta Europa; e tutto questo è dovuto semplicemente all'intenso calore generato dal Riscaldamento Globale e dalla Corrente del Golfo.

Nel Luglio 2004 l'Argentina è stata travolta dalla peggiore tempesta della sua storia.

Il clima in Messico è talmente strano che in alcune zone si sono formati funghi e muffe sui raccolti - mentre in altre aree c'è siccità. Nella misura in cui i cambiamenti climatici inizieranno a succedersi rapidamente e radicalmente, la produzione di cibo diventerà il nostro più grande problema.

Le barriere coralline del mondo stanno morendo a causa del Riscaldamento Globale, e questo costituisce una seria minaccia per la maggior parte delle isole negli oceani, tra cui quelle del Pacifico. Probabilmente tutti coloro che vivono su un'isola dovranno presto abbandonarla, a causa dell'acqua marina salata che inquinerà le riserve d'acqua dolce. Di sicuro dovranno abbandonarle se il livello degli oceani salirà sensibilmente.

Oggi, 16 Luglio 2004, NPR dichiara che il 50% delle emissioni di CO2 immesse nell'atmosfera dalla nostra società tecnologica finisce negli oceani, e questo determina una diminuzione del PH fino a valori acidi. Ciò a sua volta concorre alla distruzione delle barriere coralline e alla scomparsa di un gran numero di altre forme di vita negli oceani.

E questa è solo la punta dell'iceberg. Se volessimo fare veramente sul serio e metterci a studiare tutte le bizzarrie del clima degli ultimi dieci anni (a partire dal rallentamento della Corrente del Golfo) incominceremmo a renderci conto per davvero dei radicali cambiamenti climatici globali a cui dovremo adattarci - se vogliamo che l'umanità continui a vivere sulla Terra.


IL MURO DI 13 METRI

Nel rapporto del Pentagono si raccomanda che gli Stati Uniti costruiscano un muro dell'altezza di circa 13 metri intorno a tutto il Paese, per tenere fuori coloro che vorrebbero immigrare, nel tentativo di sfuggire ai problemi climatici mondiali. Il Pentagono ritiene che i problemi più grossi saranno il cibo e l'acqua, e poiché gli USA hanno il denaro per acquistare cibo, pensano che riusciremo a far fronte a questo specifico problema più a lungo della maggior parte delle altre nazioni. La gente vorrà venire qui semplicemente per avere qualcosa da mangiare.

Se questo vi sembra qualcosa che andrebbe bene per un film apocalittico, sappiate che, di fatto, il governo degli USA ha già dato inizio alla costruzione di un tale muro al confine con il Messico.

Nota: parlando di film, il recente 'The Day After Tomorrow' è basato sulle informazioni relative all'arresto della Corrente del Golfo. A Hollywood hanno talmente esagerato la portata distruttiva delle tempeste, che la gente ha creduto che si trattasse di pura fantasia. Non è fantasia, sta succedendo realmente, ma… succederà nel modo prefigurato dal film? Nel film si vedono milioni da americani che scappano in Messico per sfuggire al clima troppo freddo.

Due settimane fa ho parlato con un funzionario militare USA coinvolto nella costruzione di questo muro di 13 metri. Durante la nostra discussione sulla Corrente del Golfo, di cui lui non sapeva niente, ad un certo punto ha detto: "Oh, ora capisco. Vedi, il muro è liscio ed invalicabile dal lato messicano, ma dal lato statunitense presenta scale e gradini che consentono di salirci su e passare in Messico. Non riuscivo a capire perché il governo stesse facendo questo."


IL CAMBIAMENTO DI FORMA DELLA CORRENTE DEL GOLFO 

Nel suo rapporto, il Pentagono afferma che l'arresto della Corrente del Golfo si verificherà probabilmente nell'arco di 3-5 anni a partire dall'Ottobre 2003. Questa almeno è la loro opinione, ed essi stessi ammettono che è solo una teoria.

Ciò che ancora non sapevano - poiché era qualcosa che stava succedendo all'epoca in cui pubblicavano il rapporto - è che la Corrente del Golfo sta iniziando a cambiare forma. Questo è il segnale dell'inizio del processo di arresto di questa corrente d'acqua calda - e della fine della nostra civiltà, così come la conosciamo.

Queste informazioni provengono da due fonti, due famosi scienziati di fama mondiale, che però in questa fase preferiscono mantenere l'anonimato.

Se questo è vero, allora tutti gli effetti ed i tempi di cui parla il Pentagono nel suo rapporto vanno anticipati nel tempo, diciamo da 3 a 5 anni.

Non so se questo è vero, ma poiché non bisogna nascondere nulla, l'informazione è stata inclusa in questo articolo. Se riceverò le prove, le pubblicherò.


DAL MIO CUORE AL VOSTRO

Nel venire a conoscenza di queste informazioni, non sapevo se avrei dovuto scrivere o meno quest'articolo. Ma poiché credo nell'amore e nell'umanità, alla fine ho compreso - come Sir David King ed Andrew Marshall - che dovevo parlare, perché la conoscenza è potere.

E quando arriva per tutti noi il momento di prendere decisioni di vitale importanza, la mia preghiera è che possiamo andare tutti in quel luogo interiore dove Dio risiede ed ascolta il nostro Cuore. Se abbiamo fede in noi stessi e nella presenza di una Guida Divina, sapremo tutti esattamente cosa fare e dove essere.

Possa Dio benedirci tutti per ciò che verrà.



venerdì 22 aprile 2011

I bio-carburanti contribuiscono al riscaldamento globale








Con la scusa della produzione di biocarburanti è aumentata la distruzione di spazi verdi da destinare a coltura per la produzione di mais ed etanolo. La spinta inflattiva sul prezzo del grano ha prodotto effetti su tutta la filiera alimentare mondiale (con i dovuti problemi di redistribuzione a danno dei paesi più poveri) ed anche per questo è stata anche richiesta lamoratoria in sede Onu.
Due analisi indipendenti pubblicate sulla rivista Science, dimostrano che il contributo dei biocarburanti al surriscaldamento globale è notevole: finché la tecnologia non sarà in grado di permettere l’uso senza emissioni di gas serra, gli effetti di questi combustibili possono esser paragonati a quelli da inquinamento per combustibili fossili. E pensare che molti politici hanno fatto dell’implementazione dei biocombustibili il loro cavallo di battaglia elettorale sia in Europa che negli Usa.
I ricercatori della Princetown University e dell’università dell’Iowa, con l’aiuto di un consulente agricolo, hanno dimostrato che in 30 anni, l’uso del mais tradizionale a base di etanolo, potrebbe produrre più del doppio delle emissioni di gas nocivi rispetto al previsto, inquinando come la benzina. L’altra analisi invece, a cura dell’Università del Minnesota, dimostra che la deforestazione di zone pluviali, torbiere, praterie e ampie zone della savana per far spazio alle colture (soprattutto nell’area Sud-Est Asiatica e dell’America Latina) sarà la causa del surriscaldamento globale dei prossimi decenni.
La prima a pagare il costo per la produzione di biocarburanti è proprio la terra: anche se riuscissimo a convertire tutto il settore dei trasporti da benzina a biocombustibile ed applicare tecnologie che consentirebbero l’emissione di gas non nocivi all’effetto serra, ci vorranno almeno 160 anni prima di avere effetti positivi sui cambiamenti climatici. Se si implementeranno le tecnologie di “seconda generazione del biocombustibile” la condanna dell’etanolo forse potrà esser evitata.


Fonte

domenica 17 aprile 2011

Biodiversità: assicurazione sulla vita del nostro pianeta

biodiversita.jpg
La terra è popolata da numerosi esseri viventi, animali e vegetali che non conosciamo: oggi sono state classificate appena un milione di specie, mentre le stime elaborate dai biologi vanno dai 5 ai 10 milioni. Diventa quindi, ancora più urgente e importante occuparsi della conservazione di specie e ambienti che rischiano di sparire per sempre a causa dell’uomo, ancora prima di essere scoperti. Infatti la biodiversità nel mondo è calata quasi di un terzo negli ultimi 35 anni, principalmente a causa della progressiva distruzione di ambienti vivibili dalle varie specie animali. Lo sostiene ilWorld Wildlife Fund, presentando i dati del suo Living Planet Index, l’indice globale della biodiversità istituito dall’associazione, che ne diffonde i dati aggiornati ogni due anni.

Come spiega il direttore generale del Wwf
La riduzione della biodiversità significa, per milioni di persone, il rischio di un futuro nel quale le disponibilità alimentari sono più vulnerabili rispetto a epidemie e malattie, e che anche le provviste d’acqua sono più a rischio. Nessuno può sfuggire all’impatto catastrofico di una minore biodiversità, perché questa comporta minore disponibilità di medicinali, maggior vulnerabilità rispetto ai disastri nucleari e agli effetti del riscaldamento globale.
Ricordiamo che la biodiversità è l’assicurazione sulla vita del nostro pianeta. Quindi la conservazione di essa deve essere perseguita senza limiti poichè essa costituisce un patrimonio universale, che può offrire vantaggi immediati per l’uomo: innanzitutto mantenimento degli equilibri climatici sia a scala locale che planetaria; infatti le specie vegetali oltre ad essere l’unica fonte di ossigeno sul nostro Pianeta, hanno anche un ruolo fondamentale negli equilibri idrici e in quelli gassosi. Inoltre la biodiversità è una fonte di materiale di studio: lo studio della biodiversità permette di avere fondamentali conoscenze anche per comprendere meccanismi biologici analoghi nell’uomo.